lunedì 27 febbraio 2012

Osteopatia veterinaria

Definizione, campi d’applicazione 
Dr med vet Davide Lafranchi, Osteopatia IMAOV, GGTM

Dr med vet Davide Lafranchi
Esistono diverse definizioni di osteopatia e osteopata, e diverse suddivisioni a seconda delle tecniche applicate: strutturale, viscerale, miofasciale, cranio-sacrale, tissutale, energetica.
Tutte queste sfaccettature della professione non sono in contrapposizione e una non esclude l’altra. Capita spesso che durante la stessa consultazione l’operatore passi da una tecnica all’altra per meglio capire e trattare la patologia del paziente. In questa ottica è importante che l’osteopata sia adeguatamente formato in più settori della professione.

Ma vediamo di definire i concetti fondamentali:

Osteopatia: insieme di tecniche e metodologie manuali con fini diagnostici e terapeutici. Il concetto di “manuale e manipolazioni” deve essere inteso in termini generali. L’osteopatia rientra infatti nelle medicine olistiche, in quanto non si occupa unicamente dell’apparato osteoarticolare ma di tutto l’organismo.

Osteopata: operatore medico/veterinario che con il solo utilizzo delle mani effettua diagnosi e terapia. La visita clinica e l’anamnesi possono includere anche analisi ematochimiche o diagnostica per immagini.

A tutela della salute dei pazienti è fondamentale per un osteopata la conoscenza dell’anatomia superficiale e profonda, della fisiologia e delle patologie correlate a diverse sintomatologie cliniche. Per questo la formazione di osteopata in veterinaria è riservata unicamente a medici e fisioterapisti veterinari.

Solo con queste premesse possono essere effettuate manipolazioni di vario grado sui pazienti in tutta sicurezza.

Tecnica strutturale o trust 
Si occupa delle ”disfunzioni” o restrizioni del movimento dell’apparato muscolo-scheletrico. È la tecnica più conosciuta ideata dal fondatore dell’osteopatia il Dr. A. T. Stihl. Usata prevalentemente nel caso di dolori muscolari, mal di schiena, sciatalgia.

L’operatore ricerca tramite la conoscenza anatomica la biomeccanica e la palpazione accurata, le articolazioni con una restrizione anomala del movimento. (Concetto di “reduced range of motion”).
La manipolazione o trust in questo caso è data da un movimento deciso-veloce e limitato nel raggio e spesso è accompagnato da un caratteristico rumore “tuc,clac…”

Si ha spesso la tendenza a separare gli osteopati tra chi fra “criccare” e chi non usa il trust e a definire una buona seduta di osteopatia dal “crac” o meno. In effetti il “crac” è dovuto all’espansione dei gas nella sinovia (paragonabile all’effetto che si ha quando si toglie un coperchio da una pentola con una certa pressione) e non indica necessariamente la buona riuscita della terapia. Se effettuata da mani esperte non è dolorosa e non rappresenta pericoli.

È sicuramente da evitare in presenza di tumori, osteoporosi grave con pericolo di fratture, organismi molto debilitati, animali molto contratti o paurosi e restii a ad accettare manipolazioni o pressioni profonde. La taglia dell’animale non è importante, il trust può essere effettuato su un cane barboncino di 2 kg o su di un cavallo di 700 kg.

Tecnica cranio-sacrale 
 Si può applicare su tutte le specie e tutti gli individui. È basata sulla percezione e analisi del movimento respiratorio primario (MRP, fondatore Dr. Sutherland). Corrisponde ad una fluttuazione, movimento a onda dei liquidi tissutali e può essere percepita da mani esperte in ogni parte dell’organismo. Se si considera il corpo nel suo insieme è chiaro che ogni “blocco o disfunzione” corrisponderà ad una restrizione nella mobilità del tessuto connettivo, e questo influirà sul MRP.

Questa tecnica è molto “precisa e delicata” e si adatta bene anche a pazienti poco cooperativi. Apparentemente l’osteopata “in ascolto” sembra inoperativo ma è sorprendente come l’animale a mano a mano che le tensioni spariscano si rilassi e apprezzi il trattamento. Questa tecnica necessita di un lungo apprendistato ma una volta conosciuta ha il vantaggio di coniugare diagnosi e terapia allo stesso tempo senza movimenti repentini e senza provocare dolore. Si adatta molto bene a pazienti anziani con problemi osteoarticolari cronici, lesionali gravi, discopatie, cardiopatie e problemi respiratori correlati (tramite trattamento della cintura dorso-lombare e del diaframma).

Tecnica fasciale o /e miofasciale 
 Si basa sulla percezione del tessuto connettivo nel suo insieme per effettuare diagnosi e trattamento. Consiste nell’analisi dei vari movimenti tissutali di tutto l’organismo. Le fasce o membrane (costituite da connettivo) ricoprono ogni tipo di struttura anatomica: muscoli, tendini, visceri, vasi sanguigni, tessuto nervoso,.. La loro relazione di continuità anatomica permette la trasmissione di tutte le informazioni osteopatiche necessarie.

Corrisponde ad un massaggio superficiale e/o profondo limitato ad alcune zone o generalizzato. Può essere doloroso in presenza di lesioni muscolari croniche. Viene spesso praticato dopo il “trust” per risolvere patologie croniche. Infatti ogni tipo di lesione possiede una memoria cellulare e in presenza di lesioni vecchie/croniche i tessuti tendono a bloccarsi di nuovo. Le tensioni muscolari da sole spesso sono sufficienti per causare disfunzioni a livello vertebrale o di articolazioni periferiche.

Tecnica viscerale 
Si occupa dei visceri cioè degli organi contenuti nella cavità addominale e toracica. Si tratta di un approccio basato su relazioni neuro-anatomiche e neuro-fisiologiche del sistema nervoso autonomo (responsabile del funzionamento dei visceri) in relazione al sistema nervoso volontario (responsabile ad es. dei muscoli degli arti, articolazioni..)
Si occupa dello stretto equilibrio tra biomeccanica vertebrale e corretto funzionamento viscerale, ogni struttura agisce sull’altra in permanenza alla continua ricerca di un equilibrio dinamico. In un approccio simile alla percezione del MRP l’operatore può percepire ed influenzare il singolo movimento dei vari organi. Corrisponde ad un massaggio a livello di addome o torace.

Indicazioni cliniche 
Un proprietario può rivolgersi al veterinario osteopata per varie ragioni:
  • Disturbi dell’apparato muscolo scheletrico: zoppie, dolori vertebrali (lombalgie, dorsalgie, cervicalgie) problemi al bacino o articolazioni periferiche. Questi disturbi non sono necessariamente accompagnati da dolori. Spesso unico sintomo di un disturbo subclinico è una diminuita resistenza o tolleranza allo sforzo (cani da sport). 
  • Disturbi funzionali cronici di tipo viscerale: vomito cronico, problemi digestivi, tosse cronica, problemi al parto o ginecologici, (giumenta che non va in calore, fattrice rigida dopo il parto). 
  • Disturbi dermatologici o ORL: dermatiti acute o croniche, piodermiti ricorrenti, otiti, riniti, gengiviti croniche.
  • Disturbi comportamentali: quando legati a dolori cronici difficilmente diagnosticabili altrimenti, ad esempio blocchi cervicali atlanto-occipitali C1 C2. 
  • Disturbi legati al periodo di crescita: si consigliano controlli regolari ai cuccioli, specialmente di razze giganti o razze predisposte a patologie quali displasia del gomito, delle anche, OCD .. 
  • Nella prevenzione: cani da lavoro (protezione civile, valanga, ricerca su macerie, polizia) cani da sport (agility, caccia): controlli preventivi ogni 3-4 mesi per conservare la forma ottimale e trattare adeguatamente patologie funzionali ancora allo stato subclinico. 
  • Nella riabilitazione postchirurgica: in accompagnamento ad altre misure quali fisioterapia, idroterapia, nel recupero del corretto assetto posturale, nella correzione di posture compensatorie, “disbalance” muscolari. 
  • Nel cane anziano: gradiscono la terapia craniosacrale e miofasciale, ne migliora il confort, in presenza di osteocondrosi cronica, riduce il fabbisogno di farmaci analgesici. 
Controindicazioni assolute 
Ogni tipo di frattura, lussazione completa sia vertebrale che periferica, ernia discale acuta

Non o scarsamente indicato 
Nel senso che i trattamenti osteopatici non possono portare grandi miglioramenti
  • Malattie tumorali, infettive, genetiche o neurologiche strutturali 
  • Malattie dell’apparato osteoarticolare dove esiste una chiara indicazione chirurgica, es OCD, rottura ligamenti crociati ginocchio. 
A dipendenza dell’attività fisica del paziente e della tipologia di razza, si incontreranno problematiche diverse. 
  • Ad esempio un cane di razza Border Collie che pratica l’agility avrà dei problemi in parte legati agli ostacoli, (bilancia, ponte ,tunnel) e in parte legati alla torsione della schiena indotto da movimenti estremamente veloci (es. slalom). L’osteopata osserverà delle disfunzioni a livello lombo-sacrale, come pure a livello dell’articolazione scapolo-omerale e del ginocchio. 
  • Un Malinois o Rottweiler da Ring presenterà spesso delle disfunzioni a livello atlanto-occipitale e prime vertebre cervicali dovute all’attacco al figurante con morso, o disfunzioni al rachide o al bacino dovuti al salto della palizzata. 
  • Un levriero che corre nel cinodromo (forma ovale), presenterà più facilmente disfunzioni a livello cervico-dorsale e collo dovute al ruolo stabilizzatore del collo nel galoppo e disfunzioni o traumatismi diretti alle dita, sesamoidi o articolazioni del carpo e tarso dovute alle diverse sollecitazioni in propulsione e mantenimento della traiettoria di gara. 
  • Altri esempi nei cani da ricerca maceria o salvataggio in acqua è estremamente importante che siano dotati di “pettorine adeguate” in modo da facilitarne la risalita sul canotto o battello o il superamento di ostacoli difficili. Si eviteranno cosi lesioni o contratture muscolari che potrebbero ridurre in modo significativo le performance. 
  • In osteopatia equina vale lo stesso discorso: a dipendenza dell’attività sportiva del cavallo, salto, dressage, endurance,…e della tipologia/struttura fisica si osserveranno disfunzioni e lesioni tipiche. A differenza del cane comunque, le patologie che si osservano nel cavallo sono influenzate da altri fattori quali la ferratura, la sella, il tipo di morso, e non da ultimo dal cavaliere. 
  • Riassumendo possiamo affermare che l’osteopatia offre un approccio integrale e multimodale per la risoluzione di diverse patologie. Che si tratti di curare patologie dolorose o di migliorare le performance di cani atleti o semplicemente di migliorare il confort del vostro cane, il trattamento osteopatico dovrebbe diventare una pratica regolare. Essa va a completare il lavoro di selezione dell’allevatore, il lavoro dell’istruttore e le indispensabili cure del veterinario di fiducia e del proprietari.
    Controllo posizione bacino, articolazione ileosacrale
    Tecnica miofasciale, cane in decubito laterale

La consultazione osteopatica

Svolgimento pratico, informazione per il detentore
Dr. Med. Vet. Davide Lafranchi, Osteopatia IMAOV,GGTM

Il vostro animale sta per beneficiare di una consultazione osteopatica, se si tratta della prima volta vi porrete degli interrogativi. In effetti l’approccio del medico osteopata può differire dalla metodologia classica alla quale siete abituati.

Cerchiamo quindi di spiegare alcuni concetti basilari:

Cosa cerchiamo?

Le disfunzioni osteopatiche. 
In pratica la perdita di mobilitàfra le varie strutture articolari, causate da contratture muscolari superficiali o profonde.

Fondamentalmente il sistema nervoso può essere diviso in due:

  • Sistema nervoso volontario che noi attiviamo ad esempio per afferrare un oggetto o per muoverci 
  • Sistema nervoso autonomo (SNA) che determina il movimento degli organi ( cuore, intestino, e tutti visceri) e determina il tono muscolare. Il tono muscolare ci permette cosi di valutare l’attività del SNA e di interferire in modo da correggere determinate disfunzioni usando ad esempio dei punti riflessi. 

È importante distinguere fra lesioni nel senso medico stretto dove esiste un danno lesionale, cioè l’integrità dell’organo è modificata, e le lesioni osteopatiche classiche che sono unicamente funzionali, cioè il funzionamento dell’organo è ridotto.

Ad esempio riduzione della mobilità articolare a livello vertebrale:
in pratica non si tratta di una vertebra “spostata o lussata” ma unicamente di un blocco a livello delle piccole articolazioni intervertebrali che è accompagnato da una contrattura dei muscoli paravertebrali, in un meccanismo di autodifesa. In pratica la contrattura muscolare impedisce che le vertebre si “spostino” oltre uscendo dalla corretta sede anatomica. La contrattura è accompagnata dai classici sintomi infiammatori, quali dolore e perdita di mobilità.

Nel caso ad esempio di un cane anziano affetto da osteocondrosi alla schiena, ci troveremo confrontati a lesioni di tipo funzionale e lesionale , la terapia osteopatica dovrà quindi essere affiancata da altri provvedimenti quali la fisioterapia e l’integrazione farmacologica. È molto importante quindi che il medico osteopata sia correttamente informato durante l’anamnesi delle indagini diagnostiche già effettuate e delle terapie attuate.

Come trovare una disfunzione?
  1. Con la palpazione classica: Permette di determinare un certo numero di contratture. Modifiche a livello fasciale( dolore, edema, spasmo), contratture muscolari attorno alle vertebre in disfunzione con restrizione della mobilità. Devono essere lette in tutto il contesto clinico per non cadere in errore e domandano una buona esperienza clinica. 
  2. Con la palpazione propiocettiva: Ci permette di percepire il movimento respiratorio primario (MRP). Questo movimento scoperto da un medico americano il Dr. Sutherland è uno dei fondamenti della tecnica osteopatica. Questo movimento (MRP) prende forma nel cervello ed è dovuto alla contrazione delle cellule gliali (cellule nervose) con un ritmo di circa quindici movimenti al minuto. Il movimento ingloba il liquido cefalorachidiano generando un onda (flusso e riflusso) che progressivamente ingloberà tutti i tessuti a causa delle connessioni anatomiche e sarà quindi percettibile in ogni punto dell’organismo. Questa onda misurata a livello del cranio umano ha un amplitudine di quindici micron! Non è quindi visibile all’occhio nudo ma unicamente percettibile al tatto indicandoci le disfunzioni osteopatiche con precisione. 

Perché le disfunzioni trovate sono importanti? 
  • Quando ci troviamo confrontati ad una lesione vertebrale o ad un dolore muscolare con zoppia è evidente che rimossa la contrattura il paziente starà subito meglio. 
  • Meno facile da capire è che le stesse contratture possono generare altri sintomi in altri organi o muscoli più distanti a causa delle relazioni anatomiche e nervose. Quindi una stretta relazione tra disfunzione osteopatica- contrattura muscolare- funzionalità organo viscerale- Ad esempio in caso di vomito cronico dovuto ad un blocco del segmento dorsale corrispondente. Dopo la manipolazione sparirà sia il dolore alla schiena , la contrattura muscolare e il vomito (vomito che era causato da ipermotricità gastrica secondaria a disfunzione vetebrale). 

Come si correggono-risolvono le disfunzioni osteopatiche?
- È importante trattare tutte le disfunzioni (concetto globale di terapia) e non solo il problema all’origine della consultazione. Ad esempio un cane che mostra una zoppia acuta anteriore destra dovuta ad una contrattura muscolare potrebbe avere un blocco cronico al bacino o alla zona lombare dovuto ad esempio ad un vecchio trauma. Con il tempo il soggetto ha cercato di compensare il problema posteriore sbilanciando il baricentro in avanti. Questo ha causato un sovraccarico della muscolatura degli arti anteriori poi sfociata in una zoppia.

Tecniche osteopatiche:

  1. La tecnica strutturale o Trust: corrisponde alla classica manipolazione con il caratteristico rumore, “fare criccare le vertebre”. È la più spettacolare ma necessita di animali cooperativi, è controindicata in caso di ernie discali, osteoporosi, tumori ossei o in presenza di lesioni gravi. 
  2. La tecnica miofasciale: basata sul fatto che dopo una contrattura o lesione acuta, il tessuto muscolare presenta un periodo refrattario dove si lascia “stirare” facilmente. Nel caso di lesioni croniche saranno necessari più trattamenti per riportare il muscolo al suo tono e alla sua funzione normale. Questo è dovuto ad una “memoria cellulare del trauma” che fa si che il muscolo lesionato tenda a contrarsi di nuovo. Questa tecnica può essere dolorosa per il vostro animale specialmente nel caso di lesioni muscolari profonde, ma ha il vantaggio di migliorarne notevolmente la mobilità ed il confort. 
  3. La tecnica dei punti o zone riflesse: sfrutta i punti di agopuntura (medicina tradizionale cinese) per stimolare la funzionalità di determinati organi o il riequilibrio energetico globale. 
  4. La tecnica propiocettiva o funzionale: basata sul principio del MRP, è una tecnica dolce non dolorosa che si adatta bene anche nel caso di animali non molto cooperativi o paurosi. Contrariamente al trust questa tecnica può essere utilizzata anche nei casi più gravi quali discopatie con deficit neurologici e algia, in abbinamento alla terapia farmacologica. 
La scelta ?
Non esistono regole precise. Il vostro osteopata saprà usare la tecnica più appropriata a dipendenza del soggetto , dell’anamnesi clinica e della propria formazione.

Come comportarsi dopo la consultazione/ trattamento osteopatico? 

Possiamo dividere a grandi linee la consultazione in due momenti distinti: la diagnosi e percezione del MRP e la terapia con le varie tecniche descritte. Generalmente l’animale durante il trattamento si rilassa , sbadiglia, socchiude gli occhi. Ciò è dovuto al rilassamento muscolare che segue il ripristino della mobilità fisiologica.

A questa prima fase seguirà una seconda fase di 2-3 giorni di riassetto globale. A dipendenza delle reazioni individuali del sistema nervoso autonomo ogni soggetto reagirà in modo diverso.
  • Nessun peggioramento 
  • Miglioramento significativo ma che dura solo pochi giorni 
  • Peggioramento dei sintomi clinici, di regola di breve durata 
  • Apparizione di sintomi diversi, apparentemente non in relazione alla patologia di partenza. Si tratta di “lesioni di compensazione” in precedenza allo stato subclinico, e che dopo la risoluzione della disfunzione primaria vengono in superficie. Ad esempio edemi locali agli arti, scariche di diarrea, episodi di tosse. Di regola sono di breve durata e si risolvono spontaneamente senza trattamenti particolari. ( Reazioni del sistema nervoso simpatico/parasimpatico). 
Nel caso queste” lesioni compensatorie” non dovessero migliorare nell’arco di 24 ore è consigliabile contattare il proprio veterinario per verificare l’eventuale necessità di cure farmacologiche. Ad esempio un cavallo con una zoppia mista cronica anteriore, dopo il trattamento potrebbe sviluppare una tendinite acuta (vecchio sintomo riattivato) che deve essere trattata adeguatamente.

Il risultato definitivo si osserva circa 15 giorni dopo la seduta di osteopatia, a quel momento si può stabilire:
  • La percentuale di remissione, scomparsa dei sintomi ? si/no? 
  • Le modifiche comportamentali, sono molto importanti e spesso precedono la scomparsa definitiva dei sintomi. Ad esempio un cane con rigidità alla schiena e zoppia ai primi passi, restio al movimento…darà l’impressione di essere di nuovo attivo, avrà di nuovo piacere alla passeggiata, si stirerà, si rotolerà sulla schiena …dandoci delle utili indicazioni sul suo migliorato stato di salute. 
È difficile dare una prognosi definitiva al momento della prima consultazione, i risultati dipendono dal tipo di lesione, (acuta o cronica, funzionale o lesionale), da eventuali patologie associate, dalla reazione individuale dell’organismo. Personalmente consiglio nei casi acuti 2 sedute a distanza di 2 settimane, nei casi cronici 3 sedute a distanza di 1 mese, poi distanziare a 2 mesi. A livello preventivo 2-3 controlli annuali.

Consigli per i giorni che seguono la terapia osteopatica Il trattamento influenzerà la postura e lo schema propiocettivo del vostro animale, per questo si consigliano da 2 a 3 giorni di riposo. Per i cani niente lavoro o attività sportive specifiche ma unicamente brevi passeggiate. Per i cavalli che sono molto sensibili ad ogni cambiamento delle loro abitudini di vita, il lavoro sarà sostituito da brevi passeggiate a mano. Gli animali saranno molto più tranquilli se non confinati nei loro box o kennel. La ripresa del lavoro deve essere progressiva e definita di volta in volta in modo individuale.

Cavalli: nei primi 15 giorni lavoro al suolo, longe e ripresa progressiva del lavoro abituale cercando di non forzare per ottenere i movimenti desiderati (pericolo di rinforzare le contratture). Al contrario lavorare piuttosto i movimenti inversi per raccorciare il muscolo contratto e diminuire il riflesso di tensione.

Cani: Nel caso di trattamenti preventivi o di disfunzioni senza dolore, l’animale potrà riprendere la sua normale attività dopo 2-3 giorni. Nel caso di patologie dolorose e in presenza di deficit neurologici, il soggetto dovrà osservare un programma di recupero specifico. È controindicato il movimento libero in grandi spazi (giardini, parco, bosco..) almeno fino al controllo successivo.

venerdì 24 febbraio 2012

L’ernia discale nel cane



Dr med vet Davide Lafranchi, Osteopatia IMAOV 

L’ernia o prolasso discale si presenta come urgenze veterinarie. Spesso però l’origine e l’evoluzione sono di natura cronica e progressiva. Infatti la causa primaria risiede in una degenerazione del disco intervertebrale che può iniziare già nei primi anni di vita.

Disco intervertebrale estruso con compressione del midollo spinale


vertebra e posizione del canale midollare (freccia gialla)
 La sintomatologia è di regola acuta e viene associata ad un evento traumatico, quale incidenti o cadute. Non è raro comunque che a livello anamnestico non sia possibile definire una causa scatenante. Questo è dovuto al carattere degenerativo e progressivo dell’ernia discale. In presenza di dischi molto fragili piccoli spostamenti possono essere sufficienti per evidenziare una patologia fino a quel momento latente.

 Sebbene l’ernia discale non sia una malattia neurologica ma legata al sistema osteoarticolare, la sintomatologia è tipicamente neurologica con presenza o meno di dolore e /o deficit.

 - Il disco intervertebrale è formato da un corpo centrale (nucleo polposo , molto idratato e simile a gelatina) e da un anello esterno fatto di tessuto elastico (anello fibroso), ed è presente dalla seconda vertebra cervicale alla prima sacrale. Forma una specie di cuscinetto protettivo ad acqua tra due vertebre. Nelle razze predisposte , il nucleo polposo degenerato , tende a spostarsi dal centro a dorsalmente a causa della rottura delle fibre” dell’anulus fibrosus” e protendere quindi verso il canale vertebrale.

Nel caso di prolassi o ernie acute con compressione ci troviamo confrontati ad uno spostamento completo o parziale di materiale discale nel canale midollare . A seguito della pressione diretta sul midollo spinale saremo confrontati a deficit circolatori e ipossia tissutale. A dipendenza della gravità di questi sintomi potrà essere necessario un intervento chirurgico.

Nel caso di dolori al rachide (schiena) con cifosi ma senza deficit neurologici , la terapia è essenzialmente conservativa e prevede l’utilizzo di farmaci analgesici e antiinfiammatori e in una fase successiva fisioterapia e osteopatia.

Lo stesso vale per paraparesi spastica degli arti posteriori con atassia e limitata propiocezione, (il cane cammina in modo rigido incoordinato e trascina parzialmente le zampe).

 Nel caso di Paraparesi gravi dove il cane non può più camminare da solo ma se aiutato compie ancora movimenti spontanei si opta di preferenza per la terapia chirurgica con una buona prognosi.

Nel caso di Paralisi bilaterale senza movimenti spontanei, la prognosi dipende dalla presenza o meno del “dolore profondo” ( se si stimolano le dita con un ago o una pinza il cane dovrebbe reagire chiaramente , piangendo, minacciando, cercando di ritrarre l’arto). L’assenza di dolore profondo è un’indicazione assoluta per la chirurgia che deve avvenire però entro le 48 ore dall’insorgenza dei sintomi.

Un’ernia discale con compressione del midollo spinale è sempre dolorosa a causa della pressione sulle meningi e sui nervi spinali. L’intensità di questi sintomi può variare, ma di regola le espressioni più dolorose sono riferite alle patologie delle vertebre cervicali.( il cane si lamenta di continuo, vocalizzazioni, impossibilità o difficoltà ad abbassare il collo per mangiare o bere).Alla palpazione la zona colpita risulterà dura e poco mobile a causa delle contratture muscolari secondarie.

Il muscolo si contrae in una specie di riflesso protettivo, limitando al minimo la mobilità delle strutture vertebrali.

Nel caso di prolassi o ernie discali acute senza compressione, non avremo estrusione di materiale discale nel canale midollare ma unicamente un edema o ematoma. In questo caso la terapia è conservativa.

 La zona della colonna vertebrale statisticamente più colpita da ernia discale è rappresentata dal passaggio tra vertebre dorsali e lombari ( T3-L3).in minor misura il collo e la zona lombare. Ciò è dovuto a predisposizioni anatomiche , ad esempio nei bassotti (e razze condrodistrofiche), o a causa di ripetute sollecitazioni, ad esempio nei cani da sport o da lavoro. La zona toracolombare è continuamente sottoposta a movimenti di lateroflessione e non unicamente di flessione e estensione. A titolo preventivo è quindi importantissima la presenza di una buona struttura muscolare protettiva.

In assenza di “ compressione” gli animali mostrano poco dolore ma comunque deficit neurologici quali diminuita propiocezione ( la percezione dell’arto nello spazio, cioè la capacità di posizionare correttamente la zampa al suolo, senza inciampare o trascinare le dita ).

Sintomatologia
  • Dolori alla palpazione dorsale con muscolatura paravertebrale contratta 
  • Posizione cifotica (schiena ingobbita) animale restio al movimento, arti posteri rigidi e distesi in avanti 
  • Movimenti incoordinati (atassia), andatura instabile, inciampare, trascinare le dita 
  • Tremito a uno più arti 
  • Paresi o paralisi degli arti con impossibilità a urinare o defecare (atonia del colon e paresi vescicale) 
  • Alterazione dei riflessi spinali +/- - difetto di propiocezione fino ad assenza del dolore profondo 

Diagnostica
In presenza di uno più di questi sintomi è importante richiedere una visita veterinaria.
La diagnosi viene effettuata tramite visita clinica , ortopedica , neurologica ed esame radiologico. È infatti molto importante poter distinguere tra un ‘ernia discale ed altri disturbi neurologici associati (mielopatia degenerativa, stenosi lombo-sacrale) o problemi prettamente ortopedici quali displasia dell’anca e affezioni osteo-artosiche agli arti. Un forte dolore alla schiena può causare tensione addominale ed essere scambiato con un addome acuto, fuorviando la diagnosi!

Immagine TAC (tomografia assiale computerizzata)

situazione normale

ernia discale con protrusione di materiale nel canale midollare (freccia gialla)
Attualmente in presenza di deficit neurologici si ricorre ad altre analisi specialistiche quali mielografia , TAC o MRI.

lunedì 31 ottobre 2011

A scuola di polizia con la carica dei 201 ‘agenti’ a quattro zampe

Nella scuola cinofili della Polizia di Stato a Nettuno Pastori tedeschi, Labrador, Malinois, Border Collie, Jack Russel e qualche meticcio imparano, giocando, a diventare 'agenti anticrimine'  - Roma, 30 ott. (Ign)

Vanno allo stadio, lavorano in aeroporto, si calano dagli elicotteri, sniffano la droga a metri di distanza, fiutano il pericolo e sono pronti a difenderti fino alla morte. Sono i 201 poliziotti a quattro zampe addestrati al Centro coordinamento cinofili della Polizia di Stato di Nettuno. Nell’immensa tenuta a sud della Capitale, dove passano tutti i cani poliziotto d'Italia, tra corse, salti e palline colorate la squadra dei cani ‘in divisa’ si prepara ogni giorno a entrare in azione. Quattro - più la sezione speciale dei Nocs per l’antiterrorismo – i settori in cui vengono impiegati: l’ordine pubblico, l’antidroga, l’antiesplosivo e ricerca e soccorso. Ma non tutti i cani possono diventare dei buoni poliziotti.

“A seconda del lavoro che dovranno svolgere – spiega a Ign il dirigente del centro Mario Cardea – i cani devono avere determinate caratteristiche, innanzi tutto la possessività e la voglia di giocare. Entrambi requisiti fondamentali da sfruttare in allenamento”. Ma anche il carattere dell’animale gioca un ruolo fondamentale nella scelta del compito che gli verrà assegnato. L’‘agente’ da ordine pubblico, il famoso Rex del serial tv, è un cane multiruolo: lo possiamo incontrare negli stadi, è impiegato nella ricerca dei latitanti ma è anche preparato agli attacchi e a difendere il proprio conduttore. “Per far questo – dice Cardea - serve un cane forte, con una tempra tale che gli consenta di sopportare fatica e dolore, non deve avere paura degli spari ma allo stesso tempo non deve essere troppo impavido altrimenti rischia di sopraffare il conduttore e non eseguire gli ordini”.

Diverse le caratteristiche richieste ai cani dell’antidroga e della ricerca e soccorso. “La giocosità e la reattività sono il loro requisito fondamentale – chiarisce l’addestratore -. Se un cane è apatico non potrà mai essere un buon ‘cercatore’”. L’addestramento dei cani antidroga così come di quelli impiegati in ricerca e soccorso, si basa infatti tutta sul gioco seguito da una ricompensa che consiste in una pallina legata a un laccio data in premio al cane che ha fatto bene il suo lavoro. Lavoro che nel caso dell’antidroga consiste nell’individuare le sostanze stupefacenti nascoste all’interno di diversi contenitori. “Sfatiamo la legenda metropolitana assolutamente falsa che vuole i cani antidroga drogati – afferma perentorio Cardea – I cani cercano gli stupefacenti perché noi gli insegniamo ad associare l’odore di un quantitativo anche minimo di droga alla ricompensa del gioco. Grazie a un olfatto potentissimo – spiega l’istruttore – il cane riesce a individuare 225 milioni di particelle olfattive (contro il 15-20 milioni dell’uomo) e a fare una vera e propria analisi chimica delle sostanze riuscendo a rintracciare la droga anche in contenitori chiusi ermeticamente, mischiati ad altre sostanze odorose e persino nell’acqua”. L’olfatto è l’arma segreta anche dei cani da ricerca e soccorso. Il loro allenamento è una sorta di ‘nascondino’ fatto in spazi aperti, seguito sempre da ricompensa. “La peculiarità di questi cani sta nell’essere in grado di annusare le particelle che restano sospese in aria. L’animale non segue la traccia della persona – spiega Cardia – ma il movimento della terra: percepisce l’odore di un filo d’erba appena spezzato, del terreno smosso, di un insetto schiacciato e riesce a ricostruire un percorso”.

I cani antiesplosivo invece devono essere voraci. E’ la loro passione per il cibo, usato come ricompensa durante gli allenamenti, a renderli dei ‘cercatori’ provetti. “Noi usiamo 20 gamme di sostanze odorose – spiega Caldera – mischiamo i composti chimici ad alcuni alimenti e quando i cani rintracciano l’esplosivo gli diamo in cambio un croccantino speciale di cui sono ghiotti”.
Nelle loro ‘villette a schiera’di 20 metri quadri con acqua corrente e uno spazio aperto dove accoccolarsi al sole, Pastori tedeschi, Labrador, Malinois, Border Collie ma anche i piccoli Jack Russel e qualche ‘trovatello’ senza pedigree, aspettano che il loro ‘collega’ umano passi a prenderli per allenarsi insieme. “Il rapporto tra cane e conduttore – spiega Caldea – deve essere simbiotico. Alla base di un buon lavoro c’è infatti proprio il legame di fiducia e affetto che si instaura tra cane e uomo. Per questo, a ogni animale è abbinato sempre un unico conduttore che spesso, quando arriva il momento del congedo, si porta il cane a casa”.

Quanto alle razze “non c’è una pregiudiziale – spiegano alla Scuola dei cinofili - , ma è certo che l’animale deve avere determinate caratteristiche che, per la maggior parte si rintracciano nei Pastori tedeschi. Anche i Labrador tuttavia, con la loro voracità, sono molto adatti al servizio anti esplosivo così come i Jack Russel che sono piccoli e per questo riescono a infilarsi nei Tir per esempio, per fare i controlli”. Ma anche i meticci in alcuni casi ‘vestono la divisa’. Così come è successo a Pedro, cagnone biondo di taglia medio-grande che era finito al canile della Muratella di Roma. Ma da qui, dopo essere stato adottato all’età di tre anni da uno dei conduttori del servizio cinofilo, ha dimostrato di avere tutte le doti necessarie per diventre un perfetto cane antidroga.

(articolo apparso su http://www.adnkronos.com)

venerdì 15 luglio 2011

Pastore tedesco della Polizia canadese trova un bambino disperso

Il pastore tedesco Zak, in Canada, ha ritrovato un bambino di cui si erano perse le tracce e oramai si pensava al peggio.
Una famiglia di Vancouver era andata a trovare alcuni amici in campagna, a Kamloops in Canada, con i due bambini di 4 anni e di 21 mesi, appena arrivati erano rimasti in giardino a giocare.
Ma il più piccolo dei due, Seb,  è uscito dal cancello e si è allontanato mentre il fratello, Roy, era sull’altalena che, non vedendo il fratellino, è corso a chiamare i genitori.
Una squadra della Polizia federale, di cui fa parte anche il pastore tedesco Zak, si è recata sul posto e il cane si è dato subito da fare a cercare il piccolo. Presa la via del bosco insieme al suo istruttore, il sergente Grant Learned.
Il bambino giaceva addormentato su un mucchio di foglie, ad un centinaio di metri dalla casa degli amici e Zak l’ha trovato nel giro di cinque minuti.
“Doveva essere stanco e spaventato, si è accucciato su qualcosa di morbido e si è messo a dormire. – Grant continua parlando di Zal - Zak è un cane incredibile. Il suo training è finito sei mesi fa ed è già uno dei nostri migliori cercatori. Ama il suo lavoro e ha un fiuto infallibile. Quando ha trovato il piccolo ha cominciato a leccarlo immediatamente in faccia, sia per riscaldarlo che per farlo riprendere, nel caso fosse svenuto”.
Learned ha aggiunto che il piccolo Seb ha reagito abbastanza bene alla vista del cane: non appena ha aperto gli occhi ha emesso un gridolino, forse di paura o di sorpresa, ma poi lo ha abbracciato.
Una storia con il lieto fine che motiva tutti i volontari a fare enormi sacrifici nell'addestramento.


Fonte: Kamloops News

lunedì 13 giugno 2011

Convincere o costringere? - di Alexa Capra

Lascia...
Volete insegnare al cane a tornare al richiamo.
A sedersi a comando.
A camminare al guinzaglio senza tirare.
A non rincorrere il gatto…

Avete due alternative:
convincerlo o costringerlo?


Per costringere un cane a fare qualcosa bastano un collare, un guinzaglio e un po’ di muscoli. Per convincerlo serve tempo e cervello. E’ più facile quindi scegliere la prima alternativa. Anche chi addestra cani, per lavoro o per diletto, prima o poi si trova inevitabilmente allo stesso bivio.

Le scuole di pensiero sono divise: c’è chi rifiuta ogni forma di coercizione. Le tecniche “dolci” fanno leva sulla motivazione, sulla collaborazione e soprattutto sulla perfetta comprensione del comportamento e dei meccanismi di apprendimento.
E’ la scuola “gentile”.

Chi preferisce i sistemi tradizionali, sfrutta le esperienze del passato nell’addestramento dei cani da utilità, la manipolazione fisica, la
dominanza, l’apprendimento in condizioni di stress.
E’ la scuola dei “duri”.

C’è anche chi si trova in una posizione intermedia: rifiuta la coercizione, e strumenti come il collare elettrico e il collare a punte, ma fa largo uso di metodi tradizionali, come lo strattone con il collare a strangolo nella condotta e nel richiamo.
E’ la "via di mezzo".

Non è facile premiare i comportamenti graditi. E’ più naturale vedere e correggere i comportamenti sgraditi. Sgridare il cane quando “sbaglia”. In questo modo non si risolvono i problemi: a volte si peggiorano! Cercare di strappare un oggetto di bocca al cane aumenta la possessività e la competizione: il cane impara a scappare, inghiottire in fretta o stringere le mandibole.

LA SCUOLA GENTILE
La scuola “gentile” è nata circa 20 anni fa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Con la diffusione delle gare di sola obbedienza e più tardi dell’Agility, tutte le razze hanno avuto accesso ai campi di addestramento. Prima erano riservati alle razze da utilità: Pastore Tedesco, Dobermann, Boxer, Rottweiler e così via. Inoltre sono stati ammessi anche i cuccioli.

Questo ha portato a un forte cambiamento nell’approccio all’addestramento. Non si trattava di ottenere dei risultati con qualunque sistema. O di ottenerli in fretta. Si trattava di educare e addestrare il cane di casa, il cucciolo.

Si è cominciato a usare di più i premi. E di meno le punizioni. Finché qualcuno non ha cominciato a credere che per imparare sono più importanti i premi. E molto meno le punizioni.

L’apprendimento passa attraverso diversi stadi: la motivazione, il rinforzo, il condizionamento selettivo.
Il cane è libero di interagire con l’uomo e l’ambiente, e di scegliere la risposta che di volta in volta risulta più vantaggiosa.

La nuova filosofia è: premiare il comportamento gradito, e ignorare il comportamento sgradito. Il cane impara a riconoscere e preferire alcuni comportamenti, e quindi ad associarli a un comando.


LA SCUOLA DEI " DURI "
Anche nei campi di addestramento da utilità, dove gli allievi continuavano ad essere cani di grande taglia, selezionati per le prove di difesa, si cominciava a parlare di motivazione. Il cane non doveva solo eseguire un esercizio, doveva essere (o quantomeno sembrare) contento di eseguirlo.

In gara venivano premiati i più veloci e brillanti. Comparivano le prime palline, i primi bocconcini, le carezze di premio. Queste tecniche, non hanno però mai soppiantato i metodi coercitivi. Si continua a punire il cane perché non esegue l’esercizio richiesto, o non lo esegue nel modo richiesto. Il cane DEVE obbedire.

L’apprendimento passa attraverso due fasi: l’impostazione (spesso breve e non sempre gentile) e la fase di “correzione”: il cane viene punito ogni volta che sbaglia. Viene anche premiato quando esegue nel modo corretto (da qui la vecchia teoria del premio/punizione).

La filosofia tradizionale è: mettere il cane in condizione di non poter fare altro che quello che gli viene richiesto. Punirlo quando sbaglia finché non impara che l’unico modo per evitare la punizione è obbedire.

LA VIA DI MEZZO
Chi adotta la via di mezzo conosce i vantaggi di un approccio gentile. Ma è convinto di non poter ottenere obbedienza senza una prova di forza, una correzione, la sottomissione del cane. Tende quindi a confondere due aspetti ben distinti del rapporto con il cane: l’apprendimento e la gerarchia. La filosofia della via di mezzo è: vanno bene i metodi “gentili” e la motivazione, ma prima o poi è sempre necessario ricorrere alla forza e alla dominanza, ai metodi coercitivi.

L’errore di base della filosofia di mezzo (oggi la più diffusa) è confondere due elementi diversi: l’apprendimento e la gerarchia.
Prendete l’esercizio del seduto. Dal punto di vista tradizionale, significa che quando ordinate “siedi” il cane deve sedersi. Deve obbedire al primo comando, e in qualunque condizione. Giusto? SBAGLIATO.

State guardando l’esercizio dalla parte sbagliata: da quella dell’uomo invece che da quella del cane. Dalla fine invece che dall’inizio. E’ quello che succede con i metodi tradizionali.

giovedì 9 giugno 2011

Mantrailing: condizionamento negativo

Una cosa che purtroppo ho visto spesso anche in altre discipline fuori dal Mantrailing come la ricerca in superficie, è quella di bruciare le tappe e di aver fretta di fare tutto nel minor tempo possibile. Chi ha lavorato nell'addestramento in questo momento sta già sorridendo e forse sta pensando a quel conduttore, o a quell'altro... che hanno fatto passi da gigante all'inizio e poi improvvisamente... il crollo nella crisi più assoluta; chi invece pensa a se stesso sorride un po meno perché sa quanto ci è voluto a ricostruire tutto dall'inizio.

Un errore comune tra i principianti Mantrailer, a causa dell'ambizione di arrivare subito, è di portare il cane in Overstretching (letteralmente tirare troppo o sovraccaricare) non avendo la pazienza di aspettare che il cane maturi le sue competenze con esercizi appropriati.

Quali sono altri gli errori più comuni vengono fatti?
Ve ne dico uno che non è assolutamente da sottovalutare.

Un cane inizialmente deve essere corretto e quindi acquisisce esperienza e impara a lavorare in modo preciso e autonomo perché glielo insegniamo. Ma ecco il punto dove in agguato troviamo il tranello. Facciamo un esercizio e diciamo all'istruttore di non voler sapere dove si trova il figurante, in fondo siamo già molto bravi con il nostro cane. Vi ricordo che io sono del parere che il conduttore non deve mai sapere dove è passato il figurante. Ma allora? Dove sta il problema?
La natura umana è incline all'ingannare e a speculare. Chi di voi non ha mai cercato di vedere il figurante mentre si allontana, scagli la prima pietra! È proprio questo il problema. Se noi abbiamo un indizio o peggio, pensiamo di averlo, inevitabilmente condizioneremo il nostro cane.

Ma chi deve guidare? (forse capirete perché nelle auto di solito troviamo un solo volante)
Quando percorriamo il Trail nel nostro esercizio con un cane di un certo livello, non dovremmo fare altro che seguirlo. Il nostro compito è stargli dietro e gestire il guinzaglio in modo che non tocchi a terra, e nient'altro! Ricordate che è il cane, non voi che deve guidare, voi siete il passeggero e guai a voi se toccate il volante.

Ma si, lo so... alla partenza si è tutti stressati come se fossimo noi a dover annusare; e quì cominciano le paranoie... mentre lavoriamo vediamo che l'istruttore si ferma... allora pensiamo subito che siamo su un falso e condizioniamo il cane con il solo pensiero e atteggiamento, e torniamo indietro, e facciamo fare rotonde di controllo, e stressiamo il nostro povero cane. Mentre lavoriamo pensiamo e speculiamo su dove potrebbe essere andato a nascondersi il figurante... e nella maggior parte dei casi il cane alla fine va dove pensiamo noi e non dove lui sarebbe andato con un conduttore meno complicato dall'altra parte del guinzaglio. Ancora una volta condizioniamo il nostro cane.

Non sottovalutate mai questo aspetto!
Rex, il mio Pastore Tedesco, me lo ha confermato molte volte su come è sensibile rispetto ai miei atteggiamenti. Quando mi alzo dalla poltrona e Rex è sul tappeto nel suo angolino mi ignora quasi completamente, o diciamo che mi guarda con la coda dell'occhio. Ma quando penso: "ora mi alzo e porto fuori il cane a fare i suoi bisogni" ...quando mi alzo fa un balzo in aria e mi gira intorno entusiasta della mia scelta di alzarmi dalla poltrona per andare a spasso. Vi garantisco che non ho ancora capito bene quale indizio io lasci al cane.

Ora vi racconto un mio errore durante un esercizio, che è lo spunto di questo Post... Ci ho messo un mese a elaborare e capire il motivo di un certo comportamento di Rex. E proprio oggi credo da avere la risposta.
Mi trovavo ad un corso intensivo di addestramento di tre giorni per cani di superficie e Mantrailing. Quel giorno c'è stato preparato un esercizio notturno lungo un chilometro e mezzo. Una simulazione reale dove io come conduttore non sapevo nulla fino all'ultimo minuto prima della partenza.

L'esaminatore mi avrebbe chiamato via radio e dato le coordinate su dove trovarmi per ricevere le istruzioni della Polizia (simulate) e l'indumento.

Io ho percepito da una discussione che l'esaminatore faceva nel pomeriggio con i figuranti che per un po li avrebbe seguiti in macchina, non volevo sentire... ma ho sentito.

Inizia l'esercizio:
Quando inizia l'esercizio mi trovo sul posto e Rex mi fa una partenza molto buona e mi da una forte garanzia che è sulla pista giusta,  proprio sulla strada asfaltata. Ad un certo punto lascia la strada si infila in ciò che a me sembrava una piazzetta. Fra me ho pensato... (ECCO L'ERRORE, NON DOVEVO PENSARE) ...ho pensato che se l'esaminatore seguiva i figuranti con l'auto era improbabile che fossero andati di li, Rex poi mi alza la testa gira da solo (da solo ero convinto io) e torna indietro continuando sulla strada. Io fra me e me ho pensato che Rex mi stava confermando ciò che era logico.
Ma poi dopo una cinquantina di metri sulla strada sono cominciate le difficoltà, negativi a destra, negativi a sinistra, negativi diritti... Ho lavorato per circa 40 minuti per poi piano piano tornare su quella fatidica piazzetta dove Rex mi ha riportato. Non era una piazzetta il buio della notte mi ha ingannato, ma era una stradina dove l'istruttore poteva benissimo seguire i figuranti stando in auto.

Grande Rex, ha lavorato molto bene, nonostante il mio condizionamento poi ha preso la pista giusta  ma quei 40 minuti nei falsi di notte li abbiamo pagati in resistenza avendo bruciato le energie. Tutta colpa mia... e Rex non me l'ha nemmeno fatta pesare. Il più che mi dispiace è che io ho fatto cena ma Rex non ha ricevuto compenso per il suo ottimo lavoro. Sarebbe dovuto essere il contrario.

State attenti a non condizionare il cane, altrimenti gli esercizi saranno sempre più lontani da quella che è la realtà di una ricerca reale.

Alcune cose che potrebbero condizionare il cane di Mantrailing
- Osservare il comportamento di chi ci segue per capire se è giusto o no il lavoro
- Speculare su come potrebbe essere preparato l'esercizio
- Cercare di osservare il figurante mentre va a nascondersi
- Concludere che il cane è attratto da altro...

il resto ditemelo voi...